venerdì 1 ottobre 2010

Laghi di montagna

Nei miei viaggi più o meno lunghi, nel mio peregrinare per sentieri più o meno impervi, spesso mi è capitato di imbattermi in laghi di montagna. Qualche volta basta un viaggio in auto o in treno, allora ti imbatti nei grandi laghi prealpini con le loro mille attrattive panoramiche e paesaggistiche, con i loro paesi che spesso si estendono lungo le rive o comunque che danno la possibilità di fermarsi un momento a contarne le onde. Questi laghi sono vere oasi di serenità e tante volte mi sono incantato davanti alle loro visioni notturne con quelle mille fiammelle segnale di vita vibrante vicino a noi, ma di là, oltre acque che fanno confine al desiderio, all'immaginazione. Ci si può innamorare di un lago? Credo di si, a me è successo, la cosa bella è che il lago pur essendo di tutti finora non mi ha mai tradito, e per innamorarsene basta poco, basta un tramonto a Varenna. A volte ti alzi per una bella mulattiera e scopri laghi fasciati e protetti dagli abeti che offrono gemme crespate ai boschi, poi ti alzi un pò di più per scoprire laghi che hanno preso spazio con discrezione alla roccia per trattenere acque di scioglimento dei ghiacciai, prima che si affidino ai torrenti ed offrire occhi azzurri o verdi alla montagna. Ma quello che mi colpisce è che in tutti questi laghi sono spesso nate delle leggende e praticamente sempre, queste leggende hanno un finale tragico, ingentilito dalla bellezza che nonostante tutto lasciano come ricordo. Ne conosco alcune, ve le dirò per sommi capi e così come le ho raccolte o sentite io, ma di leggende ce ne sono molte, anche per lo stesso lago, quello che non cambia mai è il finale tragico che si stempera nella dolcezza di immagini di bellezza che hanno lasciato dietro di sè. Allora penso al mostro del lago di Como, "l’era faa cumè un’anguila, l’era gross cume un batèll, e’l majava tücc i stell, una bissa incatramata, cun la buca sbaratada,e cui öcc dell’oltrummuund..."quello descritto da Davide Van de Sfross in una canzone, allora quando passo davanti ad un pontile immagino l'uomo seduto sulla sua sedia a rotelle con la "frosna" in mano che attende che compaia, gli parla confidenzialmente dicendogli di farsi vedere che glielo deve, perchè senza la mente di un uomo "in volo" lui non sarebbe mai esistito. Non sò se il mostro è apparso, quello che dico è che sembra strano che esista guardando le tante creature gentili che popolano quel lago. Penso alla leggenda di Misurina, dove il grosso e sgraziato Sorapis si era invaghito di una ragazza e non osando confidarlo la spiava tutti i giorni mentre passava, un giorno la ragazza cadde in un dirupo e lui si precipitò per cercare di salvarla, ma arrivò tardi e pianse, pianse tanto che si formò il lago splendido che tutti conosciamo. Fra gli abeti il lago della ninfa che si dice popolato appunto da una ninfa tanto bella quanto malvagia che faceva innamorare chi passava e li attirava nelle sue acque facendoli annegare, finchè un giorno lei stessa si innamorò di un passante che non sfuggì al suo sortilegio e anche lui si perse nelle sue acque, da allora si dice che il pianto della ninfa si accompagna al vento della notte. Si narra del "Rasciga", uomo solitario e selvatico che viveva fra il Pizzo dei tre Signori e le pendici delle Orobie, uomo che voleva stare solo e si sentiva infastidito dal volo di un grosso uccello nero, un giorno gli sparò e l'uccello esplose in fuoco e fumo, si accorse che era il diavolo. Il diavolo cadde con gran fragore negli inferi e l'uomo fu trasformato in un masso che restò sui bordi di un laghetto di montagna, il lago di sasso, condannato a non poter mai andar via da dove ha sempre vissuto. Potrei parlare della leggenda dei laghi gemelli, con i due amanti che si vedevano con il sotterfugio che vedeva lei fingersi malata per farsi visitare dall'amante finto medico e non voluto dalla famiglia, la loro fuga si interruppe quando stavano per essere raggiunti, ma perchè non si perdessero mai, il fato li trasformò in due laghi uguali, i laghi gemelli appunto. Storie raccontate per grandi linee, ma tutte con lo stesso finale tragico e addolcito dalle scelte del fato. Sembra impossibile che questi laghi così belli custodiscano fra loro tante storie tragiche, ma rassicura vedere che dal dolore immaginario possa nascere tanta bellezza, c'è da sperare che qualche volta anche dal dolore vero ne nasca altrettanto, significherebbe che forse una volta tanto l'uomo possa aver imparato a vivere di ciò che è bello, della poesia che abbiamo dentro, dei sogni che non ci debbono mai venire meno.