sabato 6 febbraio 2010
Le parole
Pensavo alle cataste di libri che riempiono il palco del Davide nei suoi ultimi concerti, canzoni e libri sono contenitori di parole che certamente vanno pensate in modo diverso, ma se vogliono essere portatrici di storie e di emozioni, hanno di certo un posto dove riposano prima di venir usate. Perché quelle parole a seconda di quando servono sono dense, pesanti, taglienti, liberatorie. Le parole… parlano, a chi le ascolta e a chi le dice. Per chi le ascolta è come aprire un libro della vita di chi hai davanti, puoi sentirle vere o false, profonde o banali ma comunque ti aiutano a capire con chi hai a che fare… per te che le dici sono riflesso della tua paura o del tuo coraggio di svelarti, di dire chi sei agli altri, ma a te stesso parli con le parole che suonano dentro di te… e senti se ciò che hai dentro è uguale a ciò che esce fuori.
Io credo che è già tanto se le parole che hai dentro si avvicinano a quelle che escono fuori.
E le parole disegnano scenari, costruiscono palazzi di idee e altri palazzi ne abbattono, costruiscono storie e raccontano cio che è la tua storia, quella storia che vivi tutti i giorni e che quasi mai puoi davvero scrivere tu il giorno prima di viverla, quella storia da cui le persone entrano ed escono senza capire quale capitolo stanno scrivendo e quale sarà il finale che dovrai subire, sperando che sia accettabile.
Ma per fortuna qualche volta le parole inventano sogni, speranze, poesie.
E quando esce poesia, sai che non stai cercando una verità, ma che ne stai creando una nuova, tutta tua. E’ quel colore, quella musica che ti nasce dentro quando avvolgi un pensiero o un ricordo nell’umido dei tuoi occhi, quando il cuore cambia il ritmo per sfuggire al ritmo assordante della vita.
E ancora una volta apri la finestra e lasci che il vento ti invada il viso… e lasci che quel punto lontano, laggiù, si lasci guardare.
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