venerdì 11 giugno 2010
Gallerie
Il giro d’Italia è ormai passato da tempo, ma un pensiero sulle sue strade mi viene anche oggi a distanza di tempo. Le strade del giro sono qualcosa di cui ti accorgi prima e dopo che siano state tali, i manifesti, le scritte per terra, le varie indicazioni dei km da percorrere e le varie pubblicità mirate che ti accompagnano durante i tragitti, e per me che amo il ciclismo senza essere un vero tifoso, il fascino che ne viene fuori è enorme.
Così quasi un mese fa mi trovavo sulla gardesana, sponda di Brescia e sulla mia strada c’erano appunto tutti questi segnali ad accompagnarmi, non era una tappa difficile, una di quelle tappe di fine giro che vengono a calmare le tensioni dei corridori accumulate fra una salita e l’altra, fra una discesa mozzafiato e una pioggia a sferzare la volontà. Infilavo le prime gallerie sulla sponda… una sequela lunghissima di gallerie a proteggere la strada dai massi e da una montagna che tante volte sfoga il suo sentirsi abbandonata non trattenendo ciò che non sente più appartenergli. Procedevo con l’auto e istintivamente rallentavo l’andatura, forse per andare a quella che pensavo avrebbero avuto i corridori, ma forse loro sarebbero andati più forte di me in quel tratto, la strada sarebbe stata tutta loro, con le sue curve, i suoi anfratti e le sue gallerie. Le gallerie appunto… ci entravo con rispetto, pensando a quei ragazzi sulle loro bici inghiottiti da quei budelli che spesso erano molto bui, entravi dentro e molte volte non ne vedevi la fine, procedevi inseguendo una speranza e quel senso innato che ti fa andare, e si va avanti così, verso il buio. Qualche volta dai lati entra un po’ di luce, nella roccia l’uomo ha costruito delle feritoie laterali per aiutarci a vedere e in quei quadri un po’ estemporanei, a volte intravedi sullo sfondo del lago un campanile, altre volte un cipresso, altre ancora degli alberi di ulivo. Pensi che anche se sei nel buio la luce in realtà esiste, allora la strada sotto le tue ruote non sembra inutile e anche se accidentata ti rendi conto che vale la pena di percorrerla… per me che sono in auto accidentata non lo è poi più di tanto, ma ho saputo che per i corridori lo è stata molto di più, tante sono state lo forature dalle quali saranno seguite imprecazioni, ma non sono seguite disillusioni sulla possibilità di incontrare la luce che abbiamo intorno e quei ragazzi cambiata la ruota hanno proseguito. Magari hanno guardato la strada percorsa dietro di loro, per dirsi che se erano arrivati fino a li valeva la pena di continuare, per dirsi che se la strada che avevano fatto, in pochi o tanti momenti che siano stati, era stata bella, altre strade belle davanti ne avrebbero trovate ancora e sono ripartiti con nuova speranza e con nuova speranza di ritrovare il giusto vigore.
Improvvisamente, dopo una curva della galleria, appare una luce laggiù in fondo, si esce, anche questa volta si esce davvero… la luce attira, richiama la nostra voglia di farci avvolgere da lei, ma bisogna stare attenti a non farci accecare. La luce di sempre sembra una luce nuova quando per tanto tempo sei stato al buio o in penombra, gli occhi fanno fatica ad accettarla in tutta la sua forza e si difendono guardando per terra, guardando una parete che scorre vicina o un paesaggio che quella luce assorbe per dare vigore ai propri colori, solo dopo capisci che hai imparato il modo di offrirti ancora veramente a quella luce, solo dopo capisci che quella luce era te che aspettava, perché anche tu hai dei colori che devono continuare a brillare… come quelli di un paesaggio di uliveti, di un cielo dipinto di nuvole, di un lago percorso da un vento, di un monte orgoglioso di saper contenere le proprie asprezze e le proprie dolcezze… perché sei tu che porti in te qualcosa da dare a questo tempo che può ancora brillare.
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ciao Renato,
RispondiEliminabentornato su internet!!
Un salutone da Roma!
Ciao, a presto!
Fabbri